Mons. Rino Fisichella – come possiamo prepararci al pellegrinaggio

Mons. Rino Fisichella (delegato pontificio per l’Anno Santo)

Come possiamo prepararci al pellegrinaggio?

«Credo che la cosa importante sia immaginare non solo il passaggio della Porta Santa in sé, ma quello che c’è oltre: è un passaggio di vita, una trasformazione. Può rappresentare una fatica da portare, un desiderio o una speranza da realizzare. E oltre quella porta chi troviamo? Troviamo il Signore che ci accoglie e che ci accompagna lungo questo cammino». Il Giubileo ha parole chiave come “pellegrinaggio”, ma non tutti potranno fisicamente intraprendere questo cammino. Cosa possiamo dire a chi non potrà partecipare? « È vero, non tutti potranno venire a Roma, per tanti motivi: impegni, situazioni personali, malattia, anzianità. Ma possiamo vivere il pellegrinaggio prendendoci cura di coloro che non possono camminare. Portare nel cuore chi non può muoversi e intercedere per loro è un gesto profondamente cristiano. Venire a Roma in pellegrinaggio, magari percorrendo anche solo qualche tratto a piedi, può essere un atto simbolico fatto anche a nome di chi non può esserci. È un modo per “portare sulle spalle” i pesi degli altri e accompagnarli nel cuore. Ma c’è anche un altro aspetto: possiamo riportare loro qualcosa di significativo da Roma, un segno concreto di questo cammino vissuto insieme».

In che modo il Giubileo può avere un impatto duraturo sulla vita delle persone senza essere solo un “evento”?

«Gli eventi della fede, i momenti di incontro con il Signore, entrano sempre nella vita delle persone. Possono farlo anche in modo inatteso. Magari qualcuno viene a Roma semplicemente per partecipare al pellegrinaggio giubilare, ma stando qui, pregando e incontrando la Chiesa di tutto il mondo, può nascere un desiderio, una nuova curiosità, o un bisogno di approfondire la fede. Il Signore è molto fantasioso: quando incontra la nostra vita, può suscitare movimenti interiori imprevisti. Sta a noi acconsentire a questi movimenti, aprendo il cuore alle sorprese che Dio ci mette davanti».

 Un altro tema chiave del Giubileo è l’indulgenza. Come possiamo renderlo attuale per il nostro tempo?

«Parlando di indulgenza, mi piace collegarla al tema della misericordia. Viviamo in un tempo in cui ci accorgiamo sempre di più di avere bisogno di misericordia: nelle relazioni, negli eventi, nella storia. Tutti portiamo ferite, fratture nelle relazioni, segni del bene e del male vissuti. Venire a Roma può significare anche portare con sé questo bagaglio di ferite, con il desiderio di vederle risanate. Non si tratta di cancellare ciò che fa parte della nostra vita, ma di redimerlo, di permettere alla misericordia di riempire le nostre fratture, quasi come fosse oro che ricompone e dà nuova bellezza alla vita».

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